Per essere sicura, l’acqua potabile deve rispondere a una serie di requisiti di qualità indicati nel Decreto Per essere sicura, l’acqua potabile deve rispondere a una serie di requisiti di qualità indicati nel Decreto Legislativo del 2 febbraio 2001, n. 31 e del 3 aprile 2006, n. 152, decreti che recepiscono le direttive comunitarie che definiscono, a loro volta, i livelli di sicurezza minimi che devono essere garantiti ai cittadini dell’Unione Europea. Nel corso degli anni l’apparato legislativo e i sistemi di trattamento dell’acqua hanno subito una significativa evoluzione connessa anche alla presa di coscienza di potenziali effetti dannosi per la salute umana da parte di nuovi inquinanti. Ma come funziona un impianto di potabilizzazione e quali sono i diversi passaggi nella filiera di trattamento dell’acqua?
I pre-trattamenti per rimuovere i corpi estranei più grossi
Ogni impianto di potabilizzazione delle acque superficiali deve essere in grado di rimuovere una serie di corpi estranei più grossolani che potrebbero determinare problemi alle strutture impiantistiche o ai successivi processi di trattamento. Si tratta di alcune operazioni che vengono comunemente indicate come pre-trattamenti, solitamente composte da grigliatura e dissabbiamento.
La grigliatura consiste in una serie di barre di acciaio fra loro distanziate allo scopo di impedire l’ingresso del materiale più grossolano che può essere trasportato in un corso d’acqua, o comunque essere presente in un corpo idrico superficiale, quali il materiale flottante naturale (foglie, rami, tronchi di albero ecc) o artificiale (ad esempio plastiche).
La dissabbiatura consiste invece nella “sedimentazione” dei solidi più grossolani, per evitare che possano successivamente sedimentarsi in luoghi indesiderati all’interno dell’impianto.
Potabilizzazione, come l’acqua diventa limpida: coagulazione e flocculazione
Le fasi successive sono finalizzate al controllo della torbidità determinata dal contenuto di solidi presenti nella risorsa grezza, per effetto del ruscellamento delle acque piovane sulla superficie del bacino idreografico, e dal trasporto dei solidi presenti nell’alveo dei fiumi quando si hanno incrementi di portata: i solidi contenuti nelle acque superficiali possono variare infatti anche molto rapidamente in concomitanza con gli eventi atmosferici. La medesima problematica – ovvero l’intorbidamento in caso di eventi meteo importanti – interessa però, anche se in minor misura, le acque di falda e di sorgente.
Il modo più naturale per controllare la torbidità è quello di far sedimentare le particelle contenute nell’acqua sfruttando la forza di gravità: processo più semplice da fare per le particelle più grandi, come la sabbia, ma più difficile per quelle più piccole, quali ad esempio l’argilla. In questo caso è necessario procedere all’aggregazione delle particelle usando degli agenti coagulanti che hanno il potere di unirle. Questa fase del processo si chiama “flocculazione”.
Coagulazione e flocculazione rappresentano quindi due passaggi fondamentali per rimuovere i colloidi attraverso la sedimentazione: una volta aggregate infatti le particelle si sedimentano e possono così essere separate dall’acqua. Spesso però la sedimentazione da sola non basta per rendere l’acqua limpida e occorre quindi un ulteriore passaggio: la filtrazione su sabbia.
La potabilizzazione e la filtrazione dell’acqua: sabbia e carboni attivi
Una volta eliminata la torbidità, possono essere ancora presenti dei composti indesiderati disciolti nell’acqua, come ad esempio i pesticidi usati in agricoltura. I filtri a carboni attivi consentono di eliminare dalla risorsa destinata al consumo umano tali composti in un processo chiamato adsorbimento.
I carboni attivi sono sostanze (dosate in polvere o utilizzate come veri e propri filtri) in grado di trattenere i composti disciolti nelle acque attraverso il bloccaggio sulla superficie attiva. I carboni attivi per funzionare correttamente necessitano di una manutenzione periodica, con sostituzioni programmate per evitare che il potere di adsorbimento diminuisca.
“Disinfettare” l’acqua: la clorazione
La disinfezione è il fondamentale passaggio della potabilizzazione dell’acqua che consente di eliminare gli effetti prodotti dai microrganismi patogeni attraverso l’impiego di agenti chimici dal potere ossidante. Quelli usati più di frequente sono il cloro e i suoi derivati, oppure l’ozono. Ma solo i composti del cloro garantiscono un’efficacia prolungata nel tempo che permane anche nella rete di distribuzione, di conseguenza la clorazione è una fase di trattamento presente in ogni impianto.