Per spiegare cos’è un WSP – Water Safety Plan (in italiano PSA – piano di sicurezza dell’acqua) bisogna partire dal ribaltamento di prospettiva che viene introdotto da questo strumento, previsto dalla normativa europea. L’obiettivo è individuare tutti i rischi legati all’intera filiera dell’acqua, per prevenire eventuali problemi prima ancora di rilevare anomalie con il convenzionale monitoraggio dei parametri chimici, fisici e microbiologici. Una rivoluzione per garantire ancora di più una risorsa idrica potabile e di qualità.
Se finora erano principalmente i superamenti dei valori limite a far scattare azioni concrete sul sistema, adesso si agisce a monte per limitare e, se possibile, eliminare i pericoli di contaminazione dell’acqua, al fine di salvaguardare la salute umana. Il cuore di un WSP è un’analisi puntuale di tutti i possibili rischi che esistono lungo l’intero sistema idrico: l’eventualità di calamità naturali, possibili incidenti, sversamenti dolosi, solo per fare qualche esempio.
Un piano di sicurezza preventivo per l’Europa e l’Italia
Il concetto di Water Safety Plan è stato introdotto per la prima volta nel 2004 dall’Organizzazione mondiale della Sanità e nel 2014 sono arrivate le linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità italiano. Infine la direttiva dell’unione europea nemero2020/2184 del 2020 (dir. UE 2020/2184) sulle acque potabili ha introdotto l’obbligo dell’analisi e gestione del rischio.
Questo studio riguarda tre grandi parti del sistema idrico:
- i bacini idrografici da cui viene estratta l’acqua (ad esempio sorgenti, pozzi, fiumi, torrenti, invasi, ecc.)
- i sistemi di fornitura, dai punti di estrazione, alla potabilizzazione, alla rete dell’acquedotto fino al contatore
- i sistemi di distribuzione domestici, dal contatore al rubinetto di casa
In particolare il piano di sicurezza dell’acqua per il secondo punto spetta alle società che si occupano del sistema idrico.
Come funziona un Water Safety Plan
Per creare un piano di sicurezza dell’acqua possono servire anche anni, perché viene richiesto l’intervento di un pool di esperti di diverse discipline e di differenti enti, tra cui anche Asl e Agenzie regionali per l’ambiente. Prima di tutto c’è la fase di pianificazione, per formare la squadra di lavoro e definire l’ambito che si vuole analizzare. Successivamente si passa a “scattare” una fotografia aggiornata del sistema, studiando infrastrutture, dati di qualità e processi di potabilizzazione, anche con sopralluoghi sul campo.
Il terzo step è identificare i possibili pericoli di contaminazione per ogni parte della rete e valutare il rischio, prendendo in considerazione la probabilità che un determinato problema si verifichi e quanto grave potrebbe risultare. A questo punto i tecnici hanno davanti uno studio dettagliato, in base al quale decidere le azioni per migliorare i punti deboli della rete. Ultima fase è il costante controllo per verificare che il Water Safety Plan funzioni e, nel corso del tempo, dia i risultati sperati: per questo motivo un piano di sicurezza dell’acqua è uno strumento in continua evoluzione, aggiornato progressivamente.
Il caso concreto di un Water Safety Plan italiano
In Toscana, Publiacqua, il principale gestore idrico della regione, dal 2020 si è dotata di un Water Safety Plan per Firenze. Il piano è stato definito dopo due anni di lavoro e ha coinvolto esperti di diversi enti, come Istituto Superiore di Sanità, Università di Firenze, Ministero della Salute, ARPAT, ASL, Autorità Idrica Toscana e Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Settentrionale.
Attualmente Publiacqua sta svolgendo le attività propedeutiche alla costruzione dei Piani di sicurezza dell’acqua nel resto del territorio gestito.